dal libro Alpini una famiglia
Nasce a Pisino d'Istria il 20 novembre 1884 da Giambattista Filzi di Folgaria e da Amelia Ivancich, istriana. Il padre, professore al Ginnasio di Pisino, ottiene nel 1892 il trasferimento al Ginnasio di Rovereto, di cui più tardi diventerà preside.
Terminato il Ginnasio a Rovereto, Fabio presta l' «anno di volontariato» nell'Esercito Austro-Ungarico, a conclusione del quale ottiene il grado di ufficiale. Si iscrive quindi alla facoltà di legge dell'Università di Vienna e poi di Graz, ove si laurea. Partecipa alle lotte studentesche per l'istituzione dell'Università italiana di Trieste. Per le sue idee irredentistiche e le aspre critiche al governo austriaco, viene processato, assolto, ma degradato da tenente a semplice soldato.
Allo scoppio della guerra del 1914-18 viene chiamato alle armi dall' Austria, ma in novembre, approfittando di una breve licenza, fugge in Italia, inseguito dai gendarmi austriaci.
Nel 1915 si arruola volontario e indossa la divisa di Alpino. Promosso sottotenente, viene assegnato al Battaglione «Vicenza» del VI Reggimento Alpini. Nel 1916, al tempo della Strafexpedition, è inquadrato nella compagnia di marcia del «Vicenza» comandata da Cesare Battisti e il 10 luglio con lui viene fatto prigioniero, tradotto ad Aldeno e quindi a Trento, processato l' 11 e 12 luglio e il giorno stesso, alle ore 19, impiccato. Davanti ai giudici tiene un comportamento forte e fiero e, come Battisti, sale il patibolo mostrando coraggio e grandezza d'animo.
Anche il fratello Fausto, venuto dall'America alla notizia del sacrificio di Fabio, muore 1'8 giugno del 1917 combattendo contro l'Austria e il fratello maggiore Mario morirà nel 1921 a causa dei patimenti subìti nelle carceri austriache.
A Fabio Filzi viene concessa la Medaglia d'Oro al V.M. con la seguente motivazione:
Fabio FiZzi - sottotenente
Nato e vissuto in terra italiana irredenta, all' inizio della guerra fuggì l'oppressore per dare il suo braccio alla Patria, e seguendo l'esempio del suo grande maestro Cesare Battisti, combatté da valoroso durante la vittoriosa controffensiva in Vallarsa nel giugno-luglio 1916. Nell'azione per la conquista di Monte Corno comandò con calma, fermezza e coraggio il suo plotone, resistendo fino all' estremo e soccombendo solo quando esuberanti forze nemiche gli preclusero ogni via di scampo. Fatto prigioniero e riconosciuto, prima di abbandonare i compagni, protestò ancora contro la brutalità austriaca e col nome d'Italia sulle labbra, affrontò eroicamente il patibolo.
Monte Corno di Vallarsa, 10 luglio 1916.